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lunedì 21 novembre 2016

step17: I brevetti

Il Brevetto presentato, di Renato 12051 Alba Rosso risalente all'aprile 1999, riguarda la produzione di dolcetti al cioccolato e caffè, entrambi ingredienti di colore marrone, molto simili ai Pocket Coffee.
Il motivo per il quale non ho potuto pubblicato il brevetto originale dei Pocket Coffee lo spiegherò a breve, infatti sarei dovuto andare in Africa per averlo...



Numero di pubblicazioneDE69922629 T2
Tipo di pubblicazioneConcessione
Numero domandaDE1999622629
Data di pubblicazione19 mag 2005
Data di registrazione2 apr 1999
Data di priorità2 apr 1999
Pubblicato anche comeDE69922629D1EP1040763A1,EP1040763B1US6231899
InventoriRenato 12051 Alba Rosso
CandidatoFerrero Ohg Mbh
Esporta citazioneBiBTeXEndNoteRefMan
Link esterni: DPMAEspacenet



Il segreto del Pocket Coffee sta nella sofisticatissima tecnica che Ferrero studia personalmente per iniettare l’alcol dentro lo scrigno di cioccolato senza scioglierlo. Il timore di Michele Ferrero, proprietario dell'industria dolciaria, era che qualcuno gli copiasse l’idea. Allora Grande Stevens, l'avvocato di fiducia di Michele Ferrero, gli propose di brevettare tutto. Ferrero si rifiuta, con qualche buona ragione.




Mentre quando si brevetta un prodotto è facile scoprire se qualcuno lo copia, brevettare un processo produttivo e una macchina industriale è pericoloso: significa depositare all'ufficio brevetti l’idea e il progetto della macchina che si sta brevettando, cosicché ciò che si intende proteggere diventa pubblico e disponibile.
Al contrario dei prodotti di largo consumo, le macchine industriali possono essere clonate con una certa tranquillità: “Come faccio ad andare negli stabilimenti dei miei concorrenti a vedere se mi hanno copiato la macchina?”, si lamentava Ferrero con il giovane avvocato. 

Allora Grande Stevens escogitò la soluzione astuta: “Mi venne in mente che c’era la convenzione internazionale grazie alla quale tutti i Paesi aderenti riconoscevano validità ai brevetti registrati in qualsiasi altra nazione firmataria.
E siccome alla convenzione partecipava anche l’Egitto, consigliai a Ferrero di andare a depositare il brevetto per la macchina dei Pocket Coffee al Cairo. Per un concorrente sarebbe stato difficile immaginare che proprio ai piedi delle piramidi c’era il segreto di Ferrero, e comunque il ponderoso documento era ovviamente scritto in arabo, dopo una lunga e laboriosa opera di traduzione, e insomma, a quei tempi era abbastanza improbabile che qualcuno andasse fino al Cairo a trovare e leggere in arabo la tecnica di produzione dei Pocket Coffee”.





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